
bokuseki
Nell'affrontare la rigenerazione dell'Abbazia di Santa Maria del Piano, abbandonata da secoli nella campagna reatina, si propone per il sito un centro di meditazione.
Il progetto “bokuseki” (letteralmente “traccia d’inchiostro”) deve il suo nome all’omonima forma di calligrafia giapponese sviluppata dai monaci Zen, caratterizzata da pennellate audaci, decise e spesso astratte volte a dimostrare lo stato d’animo puro del calligrafo, al fine di rappresentare la propria consapevolezza nel singolo momento, tracciando per la durata di un respiro e realizzando infine lo Zen in azioni fisiche e artistiche. Così l’intervento si mostra quindi come una pennellata audace, che mira a evidenziare la presenza storica dell'Abbazia tramite il contrasto con la geometria semplice del nuovo intervento, il cui volume lineare secondo un asse longitudinale nord-sud vuole proporsi come bussola spirituale per i fruitori del nuovo centro di meditazione.
Tramite l'intersezione della struttura esistente e del nuovo volume si definiscono spazi interni ed esterni - come le aule meditative outdoor nel perimetro dell’Abbazia - e si delineano tre sezioni del nuovo volume, scandite dalla presenza della muratura originaria: una piccola aula meditativa che incornicia il paesaggio nel corpo più a nord, il corpo centrale con servizi, aule meditative e all’ultimo piano spazi comuni multifunzionali - exhibitions, performance arts areas, auditorium - e il corpo a sud con spazi adibiti ai servizi di mensa e ristorazione.
Il contrasto definisce l’intervento anche dal punto di vista dei materiali, in quanto l’edificio presenta una struttura leggera in legno a platform frame con sistema modulare che alterna pannelli opachi in legno e pannelli trasparenti in vetro. L'intero volume è poi rivestito da una doppia pelle semitrasparente in alluminio anodizzato bianco, forato tramite un motivo geometrico a croce al fine di conferire all’intervento un’atmosfera suggestiva di spiritualità: giochi di luci e ombre, a tratti più netti e a tratti solamente accennati, suggeriscono nell’esperienza del fruitore profondi momenti di ricerca e introspezione.
L'accesso agli spazi principali all'interno dell’Abbazia avviene lungo tagli trasversali del nuovo volume in corrispondenza delle murature esistenti - la relazione tra nuovo intervento ed esistente avviene quindi su più livelli: il contrasto formale, il rispetto materiale, la distanza fisica, l’integrazione funzionale che caratterizza gli spazi esterni delineati dal perimetro esistente e gli spazi interni dove irrompe la struttura storica.
Seguendo il principio proprio del Bokuseki di traccia che lega l’artista ai suoi predecessori, il progetto si basa su un approccio minimo che valorizza il patrimonio culturale storico senza rischiare di riscriverne la storia. è un gesto che configura solo la successiva delle innumerevoli fasi che vedranno lo svolgimento di varie attività in questo luogo, espresso tramite una struttura facilmente assemblabile e disassemblabile, dalla presenza eterea e della configurazione definitiva o temporanea secondo le necessità, che contrappone massività e leggerezza, passato storico e momento presente.


un centro di meditazione in un'abbazia abbandonata

















