an abstract photo of a curved building with a blue sky in the background

scenae

A partire da alcuni principi fondamentali gli obiettivi di progetto sono stati declinati nella volontà di riportare le arti in strada nel rispetto delle caratteristiche culturali del luogo e delle diverse necessità e utenze che costituiscono i potenziali fruitori dell’architettura. L’idea di partenza è quindi creare un’opportunità per artisti professionisti e amatoriali di esprimersi secondo le rispettive esigenze: un palco timido, a misura d’uomo, capace di cambiare conformazione in base a pubblico e performance. Una doppia L, un doppio palco sovrapposto che tramite lo scorrimento delle due parti vede la formazione e la distruzione continua di spazi dai contorni a un tempo netti e sfumati: una “camera oscura” dove isolarsi dalla confusione esterna e vivere esperienze sensoriali stimolanti, un palco dove esibizioni open-air aprano al ritorno delle arti in piazza, pareti che fungono da sfondo ad interventi di arte e cultura. La configurazione “chiusa” permette utilizzo di tecnologie che supportino l’arte digitale e virtuale in costruttiva contrapposizione con l’arte tradizionale: l’utilizzo di visori di realtà virtuale consente di entrare in mondi vastissimi e potenzialmente illimitati, aprendo la strada a campi dell’arte che raramente incontrano le piazze e difficilmente sono accessibili a tutti. La configurazione “aperta” libera lo spazio al suo utilizzo da parte di vari artisti provenienti dalle discipline più disparate, con un’alternanza febbrile di scenae sempre diverse dove prendono vita “attori” mai uguali.

Il progetto connette quindi forme storiche di arti tradizionali e forme innovative di arti digitali in un unico manufatto architettonico, un’installazione di arte interattiva per la cittadinanza attraverso un’esperienza unica nel suo genere. La scena aperta vede un palco dove poter svolgere teatro, concerti dal vivo, artisti che operano nella realtà virtuale, artigiani che insegneranno il loro mestiere alle nuove generazioni, con il diaframma centrale che servirà da retroscena per il deposito delle attrezzature varie. La scena chiusa, invece, vede una stanza che nella penombra silenziosa isola dal caotico contesto e permette una maggiore presa di coscienza del proprio ruolo di attore/spettatore come cittadino di Roma. Tale configurazione si presta all’utilizzo di visori a realtà aumentata con cui, tra le altre attività, è possibile immaginare di ricostruire la trasformazione che ha caratterizzato l’area della piazza nel corso del tempo, a partire dalla bucolica Roma Imperiale e mostrando poi la Chiesa di Santa Maria del Buon Riposo nella sua immagine migliore, tramite un viaggio nei luoghi del tempo che utilizzi i mezzi del futuro per tornare in un ambiente del passato. Alla fine del percorso virtuale, scostando la tenda, si potrà osservare lo stato reale della Chiesa e constatare l’incredibile effetto della stratificazione storica, urbanistica e architettonica.

microarchitettura flessibile per le arti aumentate